andrea boffetta
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2008.

Al bar, sede del comizio politico e calcistico quotidiano, sono tutti d’accordo: la situazione è tragica. C’è addirittura chi intravede un crack come in Argentina. Le prove del fallimento sono docuemtate da tutti. L’Italia è psicologicamente depressa, debole di cuore, vecchia e giù di morale. Abbiamo bisogno di entusiasmo, di voglia di vivere, di nuova forza morale ed etica. La nostra classe politica, da un’estremo all’altro, fa pena. La nostra sovranità in mano a dei mediocri che arrivano al potere secondo delle logiche perverse che nulla hanno a che fare con la meritrocazia. Ci lamentiamo tutti, ma ogniuno a modo suo fa il furbo pensando al suo immediato e privato ritorno economico. Ogniuno per sè. I mezzi d’informazione si concentrano su cronaca nera locale, gossip e calcio: spaventano, illudono e ci fanno evadere dalla realtà. Ritratto dello stivale. Un minoranza globalizzata sempre più ricca conduce una vita da privilegiati al di sopra del resto del mondo. La classe media, con stipendi da fame e contratti da collaboratori, vive nell’illusione del benessere, dei pagamenti rateali e delle carte di credito. Tutto per mantenere l’auto, il telefonino e i vestiti firmati: tutto per l’apparenza. I poveri aumentano e nessuno li vede perchè sono comunque vestiti bene. E allora che facciamo? ‘Nulla’ è la risposta, ‘Non si può fare nulla’. Con un sospiro tutti si mettono a bere il proprio caffè. La depressione si nota. Ma l’argomento riprende e, al bancone di un qualsiasi bar italiano, tre sono le soluzioni, in genere, per il nostro paese. La prima soluzione è il commissario speciale. Quando un’azienda consegna i libri contabili e decreta il fallimento lo stato la affida ad un commissario speciale. L’Italia sta fallendo, dunque si avvia ad avere, in un prossimo futuro, un commissario speciale con pieni poteri. In altre parole, un dittatore: il paese ha bisogno di un uomo forte che senza tanti giri di parole e intoppi burocratici rigiri dall’alto in basso l’intero paese. Rinnovamento del sistema giudiziario, riorganizzazione della sanità, riforma fiscale, restrutturazione delle burocrazia, lotta alla corruzione, annichilimento delle associazioni mafiose varie. Chi? Berlusconi? Il nuovo dittatore votato dagli italiani. Bondi? Ha rimesso in piedi la Parmalat, saprà rimettere a in corsa l’Italia. Montezemolo? L’eleganza del design Made in Italy, matrimonio tra artigianato e alta tecnologia, darà nuova linfa vitale al paese. Il nuovo logo del paese sarà il cavallino della Ferrari. A me l’idea di rimettere tutte le mie libertà in mano ad un dittatore non mi piace proprio. Mi piace di più la seconda soluzione che propone un’anziana signora: ‘Secondo me siamo tutti corrotti, la depressione c’è dentro di noi: bisogna iniziare a ricostruire il paese dalle piccole cose, da noi stessi. Lascia passare i pedoni sul marciapiede quando sei in macchina, non saltare la fila alla posta, regala un sorriso al giornalaio quando compri il giornale. Prega e vai a messa la domenica’. Al bar rimaniamo tutti in silenzio mentre la Signora esce piano piano per strada. ‘Secondo me l’è un’utopia, l’è un bel sogno. La Signora l’è una brava persona, ma qui c’è bisogno di altro. Se non riusciamo ad avere dei buoni politici, importiamoli. Compriamo i migliori calciatori stranieri? Adottiamo la stessa tattica in politica: paghiamo i migliori politici stranieri, basandoci sui risultati che hanno ottenuto nei loro rispettivi paesi. Compriamo l’intero consiglio dei ministri svedese e li mettiamo a gestire questo pazzo paese a forma di stivale’. Secondo me impazziscono nel giro di un anno. Sono troppo nobili e puri per poterci aiutare a pulire l’Italia dalla nostra melma. Affidiamoci a tecnici stranieri, va bene, ma c’è bisogno di gente che abbia i capelli scuri come i nostri e sangue latino nelle vene per poterci capire. Ci vogliono dei passionali razionali. Scrivo una lettera aperta a sua Maestà Juan Carlos I, Re di Spagna e delle due Sicilie, e, soprattutto, Re di tutti gli spagnoli, chiedendogli, per favore, di venir lui al vertice delle istituzioni italiane. Juan Carlos I è il monarca della transizione spagnola, il re democratico, il garante delle istituzioni. I suoi antenati borboni hanno conosciuto bene il sud d’Italia, lui stesso ha vissuto a Roma in esilio, è latino, ha l’esperienza adeguata a trattare politiche complicate e situazioni di crisi, possiede grandi doti diplomatiche, ha bella presenza ed il risulatato tangibile dei suoi successi è l’incredibile sviluppo della Spagna durante gli ultimi vent’anni. E’ lui il fuoriclasse di cui abbiamo bisogno. Al bar tutti felici: abbiamo trovato una soluzione per l’Italia. Dite che Berlusconi sarebbe d’accordo a scambiare Kakà con Juan Carlos I? Credo di no.
Dunque, non rimane, che fare un appello agli spagnoli:
‘Per favore, invadeteci’.