andrea boffetta
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Adoro viaggiare. Odio incrociare masse di turisti che si dirigono a fotografare le stesse icone cittadine già stampate sulle cartoline. Il mio scopo quando viaggio è quello di perdermi, di non sapere dove sono per scoprire il mondo a modo mio. Fotografo ad istinto ciò che mi colpisce.

Copenhagen, 2008.
Photos Andrea Boffetta
and Simone Masera.

La bellezza delle donne vichinghe era la cosa che più mi aveva colpito di Copenaghen. Avevo ventitre anni, era primavera ed io ero un assatanato mandrillone con la mania delle ragazze dalle bionde chiome. Anche le rosse mi piacevano parecchio. A Copenaghen ogni dieci passi, povero me, mi ero innamorato di una diversa: erano tutte bellissime. Avere tante donne equivale a non averne nessuna, mi disse anni dopo un monaco. Sono rimasto colpito dal mare. Le donne di Copenaghen continuano ad essere molto belle. Siamo in primavera. Non credo proprio che la saggezza arrivi a trentatrè anni. Evidentemente sono cambiato. Non sono più un cane sciolto, sono passati dieci anni, intensi e veloci, ed il mio corpo quando sboccia la primavera non è più in preda all’ormone come una volta. Non tornerei indietro con gli anni. A Copenaghen il mare mi sembra che sia ovunque. La sensazione è che la città abbia interiorizzato il mare. Effettivamente il mare entra, coinvogliato in canali, fra le vie cittadine, e noi lo incrociamo costantemente durante le nostre camminate senza orientamento, ma quando ho la sensazione che la città abbia interiorizzato il mare intendo dire che mi sembra che la metropoli intera, le sue vie, i cittadini, i negozi, addirittura i tombini ed i lampioni esistano in funzione del mare. Non saprei come meglio spiegarlo: a Copenaghen il mare è in ogni dove. Probabilemente chiunque abbia vissuto in una città di mare capisce cosa voglio dire. Il mare per questa città è tutto, è lo scopo stesso della sua esistenza: il mare dunque si respira in ogni dove. A Venezia l’acqua è ovunque: dire che il mare è l’essenza del capoluogo veneto è ovvio. A Copenaghen questa sensazione è più sottile, la si inizia a sentire dopo un po’ di tempo che ci si perde per le sue starde. Dev’essere meraviglioso vivere con quest’enorme amico difianco. Il mare del Nord istintivamente incute rispetto, ma io lo percepisco come un vecchio amico, saggio e silenzioso, che vive lì vicino. Forse chi vive in una città di mare capisce che tipo di sensazione tento di trasmettere.