andrea boffetta
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Adoro viaggiare. Odio incrociare masse di turisti che si dirigono a fotografare le stesse icone cittadine già stampate sulle cartoline. Il mio scopo quando viaggio è quello di perdermi, di non sapere dove sono per scoprire il mondo a modo mio. Fotografo ad istinto ciò che mi colpisce.

Marrakesh, 2009.

Così vicino eppur così lontano. Trentacinque minuti in barca dall’Andalucia per arrivare in un altro mondo. Un mondo antico che si sta riformando in nome della modernità. Il treno: il simbolo del nuovo, che molti salutano con grandi speranze mentre altri bersagliano con le pietre. Due sensazioni forti colpiscono lo stomaco. La prima: sembra di essere un americano della fine degli anni ‘40 in un lungometraggio neorealista. Non mi piacciono i paragoni, ma questa volta mi è venuto istintivo associare il Marocco all’Italia del postguerra. La seconda: se dovessi nascere oggi vorrei nascere in Marocco per poter correre, annusare, togliermi le ciabatte, impolverarmi e scrivere sui muri con gli altri bambini per le strade della mia città. Odio il turismo di massa: Marrackesh nei giorni succesivi a Natale è piena di turisti! Cerco tutte le vie più nascoste, lontane e difficili da trovare per perdermi e scappare da altri occidentali malati di immagini stereotipate da pubblicare su facebook e di acquisti da regalare ai parenti. Da notare che anch’io faccio parte di questa strana tribù di turisti pecoroni: li odio proprio perchè mi mettono davanti allo specchio! Il miglior modo per far turismo è quello di andare a vivere nel paese che vuoi visitare: sveglia, lavoro, famiglia, amori, litigate, sapori, giochi, intese e litigi. Integrarsi fino a conoscere i doppi sensi della lingua del posto, libero di litigare col taxista o di ridere della battuta del vicino di tavolo al bar. Vorrei iniziare a girare il mondo vivendo per più anni in ogni posto che decido di visitare. In Marocco inizialmente mi stabilizzerei a Marckesh per poi spostarmi verso le campagne ed il deserto. Solo il tempo mi dirà se ho avuto il coraggio di fare il giro del mondo a termine indeterminato. Mi imbarco con un gran mal di stomaco.