andrea boffetta
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Adoro viaggiare. Odio incrociare masse di turisti che si dirigono a fotografare le stesse icone cittadine già stampate sulle cartoline. Il mio scopo quando viaggio è quello di perdermi, di non sapere dove sono per scoprire il mondo a modo mio. Fotografo ad istinto ciò che mi colpisce.

Malmo, 2008.
Photos Andrea Boffetta
and Simone Masera.

È meraviglioso volare sull’acqua ormai prossimi alla meta. In auto attraverso l’Italia, la Svizzera, la Germania, parte della Danimarca fino a Copenaghen, il ponte e, finalmente, Malmo. Il ponte! Struttura architettonica in muratura, acciaio o legno che consente il passaggio da una sponda all'altra di un corso d'acqua o il superamento di una depressione del terreno (dizionario garzanti). Il ponte, descritto in questo modo non rende nulla. Immaginate di aver tenuto il culo attaccato al sedile di una Bmw del 1994 attraverso tutto il continente europeo senza sosta e di farvi gli ultimi 20 Km che vi separano dalla meta, Malmo, su un avvenieristico ponte sul Mare del Nord. 360° di mare intorno a noi col sole alto in mezzo al cielo che bacia il mondo. È meraviglioso volare sull’acqua! Siamo qui con una station wagon da riempire per conto di un amico. Traslochi internazionali. Per ora abbandoniamo felici il nostro mezzo: in città si gira in bici, in bus o a piedi. Poche sono le automobili in movimento, molte quelle parcheggiate. Il risultato è una elevata qualità di vita: poco stress per strada, molto spazio, movimento fisico quotidiano e mezzi pubblici efficienti. Un paradiso. Certo Malmo è una città di 270.000 abitanti circa, forse lo stesso metodo non funzionerebbe in metropoli con milioni di abitanti. Attraversiamo dinuovo il ponte, al di là del mare, a 20 Km c’è Copenaghen, Danimarca, due milioni di abitanti. Il metodo funziona anche qui. Luis Kahn, da molti considerato il più grande architetto del XX secolo, nel 1960 aveva proposto un piano urbanistico per la sua città, Phinadelphia, negli Stati Uniti, che non prevedeva automobili per le vie cittadine: lo considerarono folle. A Malmo si può girare in auto, ma si preferiscono metodi alternativi. Siamo a giugno, il sole sorge presto, si alza in mezzo al cielo, brucia come non avrei mai immaginato, e tramonta molto lentamente attorno alle undici di sera: chi sa se anche durante l’inverno, col freddo ed il buio, gli abitanti di Malmo si spostano per le vie cittadine senza auto? Giriamo, entusiasti e felici, a piedi ed in bicicletta, per la città; ci perdiamo almeno un centinaio di volte; assaporiamo l’aria di mare nel nuovo quartiere, Västra Hamnen, nato sugli spazi del vecchio porto; rimaniamo sbaccaliti difronte alla quantità di carrozzine e neonati che circolano; dormiamo la siesta nei parchi cittadini; notiamo che c’è un’alto numero di nuovi svedesi dai capelli neri e dalla pelle abbronzata; assistiamo alle evoluzioni degli skaters in quella che è la pista più grande d’Europa; mangiamo salmone a quattro palmenti; siamo piacevolmente colpiti dalle nudità degli abitanti in costume che si fanno baciare dal sole; respiriamo quel tranquillo senso di sicurezza che le istituzioni locali trasmettono ai cittadini; carichiamo le scatole del trasloco sul nostro bolide, baciamo la fanciulla che ci ha ospitato, giriamo la prua verso il sud dell’Europa e, con gli occhi umidi, ripartiamo. Quattro giorni che si notano sui muscoli delle gambe.