andrea boffetta
Reportage   |   Portraits   |   Losing yourself    |   Heterogeneous   |   Contacts   |  
 
Adoro viaggiare. Odio incrociare masse di turisti che si dirigono a fotografare le stesse icone cittadine già stampate sulle cartoline. Il mio scopo quando viaggio è quello di perdermi, di non sapere dove sono per scoprire il mondo a modo mio. Fotografo ad istinto ciò che mi colpisce.

Piedemonte etneo, 2007.

Dio esiste o non esiste? Dio è la crisi della razionalità. Non ci sono risposte razionali a questa domanda: è una questione di cuore. Quando si è innamorati si fanno pazzie senza senso solo per condividere cinque minuti con l’amata. L’innamorato si fida del suo cuore infiammato e si butta nell’amore: cose da pazzi se le si guardano da fuori con il senno della razionalità. La fede in Dio è una forma di innamoramento, una pazzia senza senso per chi non la sente e la vede da fuori. Che cos’è Dio? E chi lo sa. Dov’è Dio? Secondo me dentro di noi quando riusciamo a respirare in silenzio. Perchè si crede in Dio? In generale non so perchè si creda in Dio. Nel mio caso le disgrazie della vita mi hanno tolto tutto ciò in cui credevo: ho dovuto trovare qualcosa a cui aggrapparmi per continuare a vivere. Io ho iniziato a credere per disperazione confidando nei luminosi occhi dei monaci. Cambia più un gesto che mille parole. Dopo sei anni ringrazio le mie disgrazie: senza di loro non avrei mai cambiato il mio modo di vedere il mondo. A cosa serve pregare? Ci sono diversi metodi, forme e gradi di preghiera. Non sono un esperto. Personale, intima, introspettiva, delicata, rilassante fino alla pace; con molta lentezza, sensibilizza e cambia il modo di vedere il mondo. Pazienza e costanza, mi ripetono i monaci. Anche un uragano inizia come un filo di vento. Perchè si crede che esista qualcosa dopo la morte? Nostra unica sicurezza, causa di tutte le nostre insicurezze. La fine fa paura perchè non si sa cosa ci sia, e se ci sia, qualcosa oltre la fine della vita così come la conosciamo. Vita spirituale, cioè vita con gli spiriti. Perchè dovrei dubitare che ci sia qualcosa se sento i miei morti difianco a me? Certo mi fa paura il passaggio dall’al di qua all’al di là. Tanto vale prepararsi per non arrivare al fatidico appuntamento lasciando questioni terrene in sospeso. In questo senso i monaci sviluppano una scrupolosità certosina nel vivere intensamente il presente. Il passato è passato ed il futuro è nella mani della provvidenza (probabilmente un religioso lo scriverebbe con la maiuscola: Provvidenza). E’ realmente difficile abbandonare il comando: avere tanta fede da lasciare il futuro in mano all’infinito. Pensandoci bene le scelte più importanti della mia vita non le ho scelte io: sono capitate ‘per caso’. Per iniziare a fare il fotografo ho dovuto cimentarmi per tanti anni, fare corsi e sbagliare mille volte. Sono sicuramente più le foto che ho perso o sbagliato di quelle che ho realizzato. L’entusiasmo e l’amore per quello che facevo hanno fatto volare il tempo. Nei momenti duri dovevo obbligarmi a portarmi sempre dietro la macchina fotografica per non mollare. Varie volte ho pensato di non valere nulla e tuttora sovente mi chiedo a che cosa serva quello che faccio. Il mio cammino spirituale è identico. Per tenermi ‘aggiornato’ ogni anno mi ritiro una settimana con i ‘miei’ monaci. Sveglia alle sette del mattino tutti i giorni. Silenzio, asana del mattino e lavaggio. Alle otto prima meditazione. Colazione e lavori. Alle dieci si canta. Istruzione, silenzio e seconda meditazione. Pranzo, riposo, lavori. Asana della sera, terza meditazione e messa. I canti fanno venire giù il cielo ed aprono il cuore. Cena, lavori e chiacchere. Silenzio, ultima meditazione e buona notte. Dopo tre giorni c’è sempre un momento di crisi contraddistinto da rabbia e pianti, ma anche questi momenti passano. Gli ultimi due giorni di ritiro sono sempre meravigliosi: tutti i partecipanti si sono ormai amalgamati, l’atmosfera è frizzante e gli scherzi abbondano. Finisce sempre che ho il cuore aperto; non saprei come altro descrivere questa strana sensazione d’amore che mi pervade durante le ultime ore dei ritiri. Ogni volta mi convinco di più che l’unica cosa che conta su questa terra è amare: donne, uomini, bambini, animali, piante e pietre. Amare tutto e tutti col cuore che si gonfia dall’emozione. In questi attimi non mi importa più nulla di aspirazioni, classifiche, invidie e altre paure che ho in testa da sempre. La fotografia mi aiuta a ricordarmi che la bellezza esiste in ogni dove. La spiritualità è qui, adesso. Faccio foto perchè non potrei fare altrimenti. Ormai non ho nemmeno più bisogno di una macchina fotografica per immortalare le immagini: mi basta guardarmi attorno, ovunque trovo la luce che illumina e ci gioco felice come un bambino. Quest’amore io per semplicità lo chiamo Dio.