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Adoro viaggiare. Odio incrociare masse di turisti che si dirigono a fotografare le stesse icone cittadine già stampate sulle cartoline. Il mio scopo quando viaggio è quello di perdermi, di non sapere dove sono per scoprire il mondo a modo mio. Fotografo ad istinto ciò che mi colpisce.
Piedemonte etneo, 2007.
Dio esiste o non esiste?
Dio è la crisi della razionalità. Non ci sono risposte razionali a questa
domanda: è una questione di cuore. Quando si è innamorati si fanno
pazzie senza senso solo per condividere cinque minuti con l’amata.
L’innamorato si fida del suo cuore infiammato e si butta nell’amore:
cose da pazzi se le si guardano da fuori con il senno della razionalità.
La fede in Dio è una forma di innamoramento, una pazzia senza
senso per chi non la sente e la vede da fuori.
Che cos’è Dio?
E chi lo sa.
Dov’è Dio?
Secondo me dentro di noi quando riusciamo a respirare in silenzio.
Perchè si crede in Dio?
In generale non so perchè si creda in Dio. Nel mio caso le disgrazie
della vita mi hanno tolto tutto ciò in cui credevo: ho dovuto trovare
qualcosa a cui aggrapparmi per continuare a vivere. Io ho iniziato a
credere per disperazione confidando nei luminosi occhi dei monaci.
Cambia più un gesto che mille parole. Dopo sei anni ringrazio le mie
disgrazie: senza di loro non avrei mai cambiato il mio modo di vedere
il mondo.
A cosa serve pregare?
Ci sono diversi metodi, forme e gradi di preghiera. Non sono un
esperto. Personale, intima, introspettiva, delicata, rilassante fino alla
pace; con molta lentezza, sensibilizza e cambia il modo di vedere il
mondo. Pazienza e costanza, mi ripetono i monaci. Anche un uragano
inizia come un filo di vento.
Perchè si crede che esista qualcosa dopo la morte?
Nostra unica sicurezza, causa di tutte le nostre insicurezze. La fine fa
paura perchè non si sa cosa ci sia, e se ci sia, qualcosa oltre la fine
della vita così come la conosciamo. Vita spirituale, cioè vita con gli
spiriti. Perchè dovrei dubitare che ci sia qualcosa se sento i miei morti
difianco a me? Certo mi fa paura il passaggio dall’al di qua all’al di là.
Tanto vale prepararsi per non arrivare al fatidico appuntamento lasciando
questioni terrene in sospeso. In questo senso i monaci sviluppano
una scrupolosità certosina nel vivere intensamente il
presente. Il passato è passato ed il futuro è nella mani della provvidenza
(probabilmente un religioso lo scriverebbe con la maiuscola:
Provvidenza). E’ realmente difficile abbandonare il comando: avere
tanta fede da lasciare il futuro in mano all’infinito. Pensandoci bene
le scelte più importanti della mia vita non le ho scelte io: sono capitate
‘per caso’.
Per iniziare a fare il fotografo ho dovuto cimentarmi per tanti anni,
fare corsi e sbagliare mille volte. Sono sicuramente più le foto che ho
perso o sbagliato di quelle che ho realizzato. L’entusiasmo e l’amore
per quello che facevo hanno fatto volare il tempo. Nei momenti duri
dovevo obbligarmi a portarmi sempre dietro la macchina fotografica
per non mollare. Varie volte ho pensato di non valere nulla e tuttora
sovente mi chiedo a che cosa serva quello che faccio. Il mio cammino
spirituale è identico. Per tenermi ‘aggiornato’ ogni anno mi ritiro una
settimana con i ‘miei’ monaci.
Sveglia alle sette del mattino tutti i giorni. Silenzio, asana del mattino
e lavaggio. Alle otto prima meditazione. Colazione e lavori. Alle
dieci si canta. Istruzione, silenzio e seconda meditazione. Pranzo, riposo,
lavori. Asana della sera, terza meditazione e messa. I canti
fanno venire giù il cielo ed aprono il cuore. Cena, lavori e chiacchere.
Silenzio, ultima meditazione e buona notte. Dopo tre giorni c’è sempre
un momento di crisi contraddistinto da rabbia e pianti, ma anche
questi momenti passano. Gli ultimi due giorni di ritiro sono sempre
meravigliosi: tutti i partecipanti si sono ormai amalgamati, l’atmosfera
è frizzante e gli scherzi abbondano. Finisce sempre che ho il
cuore aperto; non saprei come altro descrivere questa strana sensazione
d’amore che mi pervade durante le ultime ore dei ritiri. Ogni
volta mi convinco di più che l’unica cosa che conta su questa terra è
amare: donne, uomini, bambini, animali, piante e pietre. Amare tutto
e tutti col cuore che si gonfia dall’emozione. In questi attimi non mi
importa più nulla di aspirazioni, classifiche, invidie e altre paure che
ho in testa da sempre. La fotografia mi aiuta a ricordarmi che la bellezza
esiste in ogni dove. La spiritualità è qui, adesso. Faccio foto perchè
non potrei fare altrimenti. Ormai non ho nemmeno più bisogno
di una macchina fotografica per immortalare le immagini: mi basta
guardarmi attorno, ovunque trovo la luce che illumina e ci gioco felice
come un bambino. Quest’amore io per semplicità lo chiamo Dio.
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